venerdì 30 novembre 2012

Ti reinvento gli spazi di una ex chiesa!

Il God's loftstory, progettato dallo studio LKSVDD, è un'esempio originale e forse un po' spiazzante di restauro di un edificio religioso, nello specifico la vecchia chiesa evangelica riformata di Hengelo, in Olanda. 

L'idea alla base di questo intervento è molto semplice e allo stesso tempo molto nordica: liberare la mente dai dogmatismi e cercare di riconoscere e utilizzare lo spazio per quello che è, convertendolo a una nuova funzione e prendendosi la libertà di giocare un po' con le "sovrastrutture" legate alla sua storia. I progettisti si uniscono ai proprietari in un invito: "nutrite il vostro bambino interiore, rimanete puri, giocate, esplorate e siate anche un po' cattivi!" 

Il risultato in effetti ha più di un passaggio difficile da immaginare in un paese come il nostro, dove ancora c'è chi si interroga se Pippi Calzelunghe sia o meno un buon esempio da far vedere ai bambini. 
Le differenze di sensibilità rispetto ai paesi nordici sono ancora evidenti e, come per la piccola protagonista dalle trecce rosse, la censura della morale e del quieto vivere limiterebbero probabilmente le soluzioni più provocatorie e ironiche. 

Analizzando senza preconcetti l'architettura si può notare come essa sia stata trattata invece con il massimo rispetto, preservandone non solo la sopravivenza con un attento restauro ma soprattutto cogliendone il valore spaziale. 

E 'stata una scelta consapevole infatti quella non frazionare lo spazio ma di minimizzare le esigenze in modo da mantenere l'ampiezza della costruzione. Le uniche aggiunte architettoniche sono il soppalco per la stanza relax (camera da letto, salottino e bagno) e la scala multifunzione, definita "Stairway to have fun", che è allo tesso tempo scala, divisorio, ripostiglio, barriera acustica, libreria e parte della cucina ad incasso). 
I materiali utilizzati sono puri, sobri, funzionali e, cosa piuttosto importante, economici: cemento grigio chiaro per i pavimenti (quelli originali in legno della chiesa sono stati riutilizzati come rivestimento della "scala per divertirsi"); acciaio inox per la cucina; vetro per alcuni divisori interni; stucco bianco (per avvolgere tutto nella luce) e una strategica scelta di pochi accenti rossi. 

Questo progetto dimostra grande passione, rispetto e amore... per la Creatività, che è lasciata libera di esprimersi con molto senso dell'umorismo. 
Questo porta a bizzarie come la "porta del cielo", l'ingresso incornicaiato da una tappezzeria di angeli custodi, la " scala per divertirsi ", la" merda santa "sul water, le nicchie con lampade e strani uccelli "che hanno visto la luce" o le "pecorelle smarrite " di legno in giardino. Una casa in cui vivere o un'istallazione d'arte contemporanea, voi cosa ne pensate?






venerdì 23 novembre 2012

Ecodesign: quando gli oggetti riprendono vita

Se gli oggetti potessero parlare, sicuramente racconterebbero storie meravigliose. Ciò sarebbe decuplicato nel caso dei manufatti realizzati artigianalmente da Ecodesign Eureka, laboratorio artistico che, con intenti etici e sociali, si occupa di dare nuova vita ad oggetti e materiali di recupero, reinventandone le forme, gli usi e le decorazioni, nella più pura accezione dell’eco-design. 


LE ORIGINI DEL PROGETTO

Ecodesign Eureka è nato dal progetto di Eleonora Pimponi e Francesco Medori, ed intende reimmettere in circolazione oggetti d’uso comune, trasformandoli e reinventandone gli usi: l’obiettivo è in primo luogo etico, consentendo agli oggetti stessi di essere reintegrati nel ciclo vitale continuo, adeguandosi alle trasformazioni che la nostra società contemporanea impone, per non restarne tagliati fuori e potersi dunque adattare alle differenti necessità mutevoli nel tempo. 
Lo scopo non è solo quello di poter recuperare oggetti logori o che a causa dell’usura dovrebbero essere gettati via, ma di ripensare alla loro funzione in maniera alternativa, e di riconvertirli in modo del tutto originale, grazie ad un valore aggiunto che è dato concretamente dalla lavorazione che passa per le mani dell’artigiano e che realizza un manufatto unico ed irripetibile. 
In questo modo, tramite il laboratorio artistico artigianale viene realizzata una vera e propria operazione di up cycling, con cui al prodotto di scarto viene dato un valore maggiore grazie alle lavorazioni subite. 


GLI OGGETTI

Ciascun oggetto è realizzato con originalità ed unicità, adatto per arredare con gusto e creatività il proprio appartamento o il proprio studio, ma anche appropriato per idee regalo nuove, singolari e al di fuori dal comune. Inoltre, sebbene il processo di lavorazione possa essere in alcuni casi particolari lungo e laborioso, è bene precisare che i prezzi sono contenuti. Dai complementi d’arredo all’oggettistica per la casa, numerosi sono i prodotti realizzati, tutti molto originali, ispirati in parte al ReadyMade: quello che originariamente era un portapane può diventare, cambiando orientamento e con nuove decorazioni, un caratteristico portariviste; traendo spunto dalla “Ruota di bicicletta” di Marcel Duchamp, una ruota di bicicletta può diventare una piantana, in cui materiali plastici e metallici si integrano perfettamente; petali realizzati in fil di ferro e resina divengono elementi decorativi per la lampada Fiore, in cui sono presenti tutti i principi di eco sostenibilità; quello che inizialmente era un telefono può divenire una lampada da tavolo originalissima. Visita il sito Ecodesign Eureka per guardare altri esempi e scegliere il tuo oggetto. 


LA SFIDA

Eleonora e Francesco hanno deciso di cogliere la sfida e trasformare la propria passione in lavoro, con la piena certezza che l’anima etica e sostenibile del progetto non potrà deluderli, e potrà così gratificarli in primo luogo sotto il profilo dell’impatto ambientale e artistico. 
Lo sviluppo sostenibile indica lo sviluppo che permetta alle generazioni presenti di soddisfare i propri bisogni, senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri. I giovani artisti di questo progetto ci stanno provando pienamente, e noi di Architettura Ecosostenibile condividiamo la loro filosofia.



venerdì 16 novembre 2012

A Varsavia c'é la casa più stretta del mondo

Con una larghezza massima di 1,5 metri, l'abitazione racchiude mini bagno, cucina e camera da letto

“E' estremamente compatta, ma dentro ha tutto quello che serve”. 
Così il regista e scrittore israeliano Etgar Keret descrive la sua mini abitazione, la “Keret House”. 


TUTTO IN VERTICALE
Si tratta di un progetto ambizioso: riuscire a ricavare in uno spazio verticale tra due edifici preesistenti una casa per uno, con tutto il necessaire per vivere comodamente, senza rinunciare al design. Sotto la regia dell'architetto polacco Jakub Szczesn “Keret House” racchiude su tre piani cucina, bagno e camera da letto, con una larghezza massima di 1,5 metri. 


ALL'INTERNO DEL GHETTO EBRAICO
Quella che è già stata ribattezzata come “la casa più stretta del mondo” si situa all'interno del Ghetto ebraico di Varsavia e, dietro alla stranezza del progetto, racchiude un valore simbolico più alto. Il proprietario desiderava, infatti, possedere un piccolo spazio all'interno del Ghetto, in memoria dei suoi familiari, vittime dell'Olocausto e strappati a forza dalle loro abitazioni. 


PARETI BIANCHE E PARQUET CHIARO. 
All'interno, l'abitazione riesce a non risultare angusta, nonostante le dimensioni siano effettivamente al limite della vivibilità. Ad aumentare l'effetto di ariosità contribuiscono i colori – pareti dipinte di bianco e pavimento in parquet chiaro – e l'arredo essenziale e di design, con tocchi di colore a vivacizzare gli interni. Inaugurata da meno di una settimana, l'abitazione sta già attirando le curiosità di designers e passanti, increduli di fronte al progetto.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]



venerdì 19 ottobre 2012

Il bagno ecologico

L’attenzione per l’ambiente parte dalla casa: il risparmio energetico, la raccolta differenziata, l’isolamento termico delle pareti e la spesa intelligente sono tutte ottime modalità per trasformare il nido domestico in un concentrato di sostenibilità ambientale. 

E perché, allora, non incominciare una rivoluzione dal bagno, luogo dove avvengono i maggiori sprechi all’interno delle abitazioni? 
Rendere un bagno eco-friendly richiede degli interventi spesso non alla portata di tutti, soprattutto se in famiglia non si è programmata una ristrutturazione degli ambienti con i fiocchi. 
Questo perché è l’acqua il soggetto principale da salvaguardare e lo si può fare solo con opere murarie, tubature ad hoc e altri accorgimenti che non sempre possono attingere alla sfera del fai da te. 

Per quanto non sempre semplicissimi, però, vi sono degli utili consigli da tenere in debita considerazione: 

WC: il WC è uno degli elementi del bagno su cui prestare la massima attenzione. A ogni scarico, infatti, si consumano moltissimi litri di acqua, che potrebbe essere tuttavia risparmiata con degli accorgimenti intelligenti. Innanzitutto, si può installare un WC a doppio pulsante, così che si possa scegliere l’intensità del flusso d’acqua a seconda della tipologia di rifiuti fisiologici da smaltire. Inoltre, vi sono tazze di ultima generazione che, tramite speciali inclinazioni per aumentare la velocità di scarico, consentono di ottenere gli stessi risultati con la metà d’acqua delle soluzioni normali. Un vero toccasana sia per l’ambiente che per il portafoglio: il WC consuma il 27% del fabbisogno di acqua dell’intera famiglia; 

Doccia: la doccia è sicuramente più ecologica della vasca, perché generalmente si consumano meno litri d’acqua anche in caso di sessioni prolungate. È bene, tuttavia, controllare la qualità del proprio erogatore: in commercio ne esistono moltissimi “low-flow” che, pur garantendo la stessa pressione, arrivano a consumare dai 20 ai 50 litri in meno a ogni doccia; 

Rubinetti a sensore: per ridurre i consumi, utilissimi sono i rubinetti a sensore di ultima generazione, come quelli installati in molti bagni pubblici. Aprono e chiudono il flusso dell’acqua solo se viene rilevata la presenza di una parte del corpo, come le mani, evitando inutili sprechi. E il risparmio, anche solo quando ci si lava i denti, è nell’ordine di oltre un centinaio di litri l’anno;

Luci a LED: il bagno è un luogo dove si passa molto tempo, sia per la pulizia che per semplice vanità. È quindi utile installare delle lampadine ai LED anziché quelle classiche, perché riducono dell’80% il carico energetico necessario all’illuminazione; 

Ventole: i bagni ciechi, ovvero privi di finestre, prevedono l’installazione di apposite ventole di areazione. Non basta sceglierne una qualsiasi: è necessario optare per una ventola a bassissimo consumo energetico, di cui molte recentemente incluse negli standard di Energy-Star; 

Pulizia del bagno: anche la pulizia ha un ruolo fondamentale nell’abbattere l’eventuale inquinamento derivante dall’utilizzo del bagno. Per prima cosa, e sembra quasi inutile sottolinearlo, i detergenti dovrebbero essere biologici e privi di fosfati, così da non inquinare terreni e falde acquifere con gli scarichi. Poi, un’adeguata pulizia consente di mantenere gli impianti sempre funzionali: un erogatore doccia a basso flusso, ma otturato dal calcare, perderà gran parte delle sue qualità di risparmio; 

Pulizia personale: meno attinente al bagno come struttura della casa, ma sicuramente rilevante in termini di inquinamento, è la scelta di detergenti per la cura della propria persona. Tutto quello che finisce nello scarico della doccia, della vasca o del lavandino è potenzialmente inquinante, quindi sarebbe meglio scegliere saponi e shampoo biodegradabili, magari di produzione artigianale. 
La regola è quella di leggere sempre bene l’etichetta, soprattutto per i cosmetici. 


[ Fonte: InHabitat - Articolo tratto da www.greenstyle.it ]




venerdì 12 ottobre 2012

La casa che migliora con il tempo

Il Tinbeerwah Residence di Richard Kirk Architects si trova nell'entroterra della Sunshine Coast australiana. 

L'ubicazione della casa è stata progettata con particolare attenzione per rispondere alle condizioni ambientali e per controllare la transizione dal paesaggio 'disegnato' a quello naturale del bosco

L'edificio è posizionato al di sopra di un solido basamento creato per 'separare' l'edificio dal contesto e contribuire alla chiara distinzione tra paesaggio artificiale e paesaggio naturale. 

L'asse centrale della casa ha orientamento nord-sud, verso il monte Tinbeerwah, punto di riferimento per la regione. 

Il progetto della residenza è caratterizzato da volumetrie semplici e da una grande enfasi data alla qualità del materiale, con un impegno, condiviso tra il cliente e l'architetto, volto alla realizzazione di una residenza che migliorerà nel tempo.




venerdì 5 ottobre 2012

Reinventarsi uno spazio in disuso


Un'ex stazione dei bus caduta in disuso da anni. A prenderla in considerazione è stato lo studio di architettura spagnolo Alejandro García Rodríguez.


CREARE UN PUNTO DI ATTRAZIONE PER I TURISTI
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L'idea era ambiziosa: convertire la struttura in un ufficio turistico per la città di Arteixo, comune galiziano di 28.961 abitanti, senza però stravolgere la fisionomia originale dell'edificio. Inoltre, ai progettisti è stata richiesta una particolare attenzione al progetto: da briefing il nuovo ufficio avrebbe dovuto diventare un vero e proprio polo attrattivo per la città, poco nota e ancora poco turisticizzata rispetto ad altre località vicine, a partire dalla famosa Santiago de Compostela.

OPEN SPACE CON PARQUET.
Perché il nuovo centro potesse davvero diventare un'icona e un punto di riferimento nella città – agevolato in questo dalla sua posizione strategica, all'incrocio delle principali vie di scorrimento - gli architetti hanno mantenuto gli spazi originali, ristrutturando gli interni, dotandoli di servizi per gli utenti e creando una sorta di grande open space sviluppato in larghezza su un solo livello. Le pavimentazioni in parquet e le aperture vetrate, a cui si aggiungono dei lucernari sul tetto, contribuiscono a creare un generale senso di ariosità.

DOPPIA PELLE IN GRIGLIA STIRATA.
Pur non disponendo di un ampio budget, i designer dello studio Alejandro García Rodríguez sono riusciti a conferire alla struttura una peculiare personalità anche dall'esterno. Lungo tutto l'edificio è stata creata una sorta di doppia pelle in metallo microforato di colore grigio chiaro, in alcuni punti modellato in maniera geometrica, con un effetto visivo scultoreo. In questo modo, il progetto sembra essere riuscito a mettere a segno l'obiettivo di dare un nuovo centro turistico di design alla città di Arteixo.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]


venerdì 28 settembre 2012

L'architettura ai giovani! FEST ARCH LAB di Terni

Dal FestArch di Perugia, al FestarchLAB di Terni, il passo è breve: un’estate durante la quale gli organizzatori, che fanno parte del gruppo GAtr Giovani Architetti Terni, hanno messo a punto il programma dei workshop e delle conferenze di questo festival, che nasce dalla collaborazione con Stefano Boeri, ideatore di FestArch, e la rivista Abitare. 

Se nel festival tenutosi a Perugia lo scorso giugno, il titolo era “la città nella città”, il tema del FestArchLAB ne può essere in qualche modo considerato un approfondimento progettuale e pratico, focalizzandosi sull’aspetto dello spazio pubblico nella città. 

Come obiettivo principale infatti, il festival si propone di “stimolare la comunità verso la riappropriazione anche identitaria dei suoi luoghi”. 
Risalta quindi la forte volontà di ritrovare quell’interconnessione tra l’architettura, la città e i suoi abitanti, argomento che spesso accende i dibattiti degli ultimi anni, in cui si fa sempre più attenzione alla partecipazione attiva e all’interdisciplinarità dell’architettura. 

Durante il festival, che si terrà dal 24 al 30 settembre 2012 a Terni, si svolgeranno diversi workshop gratuiti, con la possibilità di alloggiare negli spazi messi a disposizione dal comune. Tutti i workshop affronteranno il tema dello spazio pubblico partendo da un’ottica partecipativa: i gruppi romani Orizzontale e Superfluo, in due workshop distinti, applicheranno allo spazio pubblico metodi di autocostruzione, e con l’utilizzo di materiali di scarto proporranno sedute smontabili, o con pallet, come a ricreare dei veri e propri salotti cittadini.
Un giovane gruppo di Torino, i Marasma Design, sperimenterà invece le possibilità ciclabili della città, attraverso un workshop su due ruote all’interno del quale si identificheranno le potenziali linee di flussi percorribili in bicicletta che verranno poi elaborate progettualmente. L’ingegnere Simone Scaccetti proporrà un azione mirata a promuovere con metodi partecipativi la realizzazione di orti urbani nell’area di un ex-lanificio, zona particolarmente carica di significato, per il valore industriale della città, ma anche per la sua natura agricola e contadina, precedente all’industrializzazione. 

Un respiro ancora più ampio verrà dal gruppo dei 72hoursUrbanAction che, operando in ambito internazionale, porteranno a Terni un workshop che prevede l’ideazione e la costruzione in soli 3 giorni di una struttura temporanea in uno spazio pubblico, tramite un format già sperimentato a Stoccarda nel 2012 e a Bat Yam nel 2010. 

Di questo festival ciò che colpisce è anche la presenza massiccia di gruppi di giovani architetti, e anche la natura partecipativa fa parte di un approccio nuovo, per certi versi coraggioso, all’architettura, che i giovani stanno appunto sperimentando per la prima volta in maniera diffusa, in Italia come all’estero.



venerdì 21 settembre 2012

Il piacere di recuperare una cascina

Situato nella località di Nibbiano su di un’area agricola che digrada verso la sponda sinistra del fiume Tidone, Casa Maloni è una cascina tipica del territorio appenninico piacentino, oggetto di un intervento di recupero a cura dello Studio Sonia Calzoni. 

Il progetto è stato selezionato come terzo classificato per il Premio Nazionale di Bioarchitettura Costruire nel Costruito/Recuperare l’Esistente 2011, organizzato da Bioarchitettura® e dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/ARCH. 
La cerimonia ufficiale si terrà il prossimo 28 settembre a Roma. 

Casa Maloni è una struttura complessa, caratterizzata da un organismo stratificato, a causa dei diversi ampliamenti che la cascina ha subito nel tempo per adattarsi al contesto agricolo nel quale è stata realizzata. 

L’intervento di recupero di Sonia Calzoni è stato orientato essenzialmente alla conservazione dei materiali tipici del luogo e alla continuità strutturale del sistema costruttivo. 
Il progetto ha interessato innanzitutto il vecchio fienile, per il quale è stata mantenuta la struttura portante in mattoni, nonché la copertura in coppi; le campate sono state, invece, chiuse con pannelli in cristallo e acciaio con il risultato di una scatola trasparente. 

Per quanto riguarda la ristrutturazione del corpo più grande, sono stati ricavati due livelli , di cui il piano terra è destinato alla giorno, che comprende anche il porticato antistante, il piano superiore alla zona notte. Esternamente sono state ripristinate le parti in pietra, rivestendo i nuovi elementi di tamponamento con doghe in legno naturale giustapposte in senso longitudinale. 

L’orientamento dell’intervento al risparmio energetico ha comportato la realizzazione di muratura ad ampio spessore e copertura ventilata munita di pannelli solari per l’approvvigionamento di acqua calda. La ventilazione è stata migliorata mediante lo studio attento al posizionamento di nuove aperture in facciata. 

Dopo aver analizzato 63 progetti la giuria del Premio Nazionale di Bioarchitettura, composta da Carlo Albertini presidente LegnoFinestraItalia, Paolo Buzzetti presidente ANCE, Rob Krier, Wittfrida Mitterer direttore della rivista Bioarchitettura e Giuseppe Vallifuoco presidente IN/ARCH Sardegna, ha assegnato i tre premi per la qualità degli interventi: 

1°Premio: progetto Zenale Building Renovation a Milano dell’arch. Filippo Taidelli 
2° Premio: progetto Fabbrica Nuova a Murano dell’arch. Massimo Gin 
3°Premio: progetto Borgo Agricolo Val Tidone a Piacenza dell’arch. Sonia Calzoni.

[ Fonte: www.archiportale.com

venerdì 14 settembre 2012

JOIN: Un’idea di design ecosostenibile

Sembra un gioco in scatola, di quelli che i bambini usano per realizzare tutto ciò che la loro fantasia suggerisce. 

E forse è proprio lo spirito del gioco quello che ci guida quando abbiamo voglia di rinnovare l’arredamento della nostra casa: togliere, aggiungere, spostare oggetti e mobili, con ironia e divertendosi. 

E perché non farlo con Join

Un’idea ecosostenibile nata da un gruppo di giovani architetti lombardi del Politecnico di Milano, Daniele Piazzola, Stefano Nodari e Stefano Lamorte, appartenenti al gruppo DSquadro. 


Questo originale e innovativo sistema modulare, permette di realizzare complementi e arredi per mezzo di un gioco d’incastri in modo libero, flessibile, economico, personalizzabile ed ecologico. 
Si, perché Join è totalmente “green”, utilizza legno di scarto OSB (Oriented Strand Board) o MDF (Medium Density Fiberboard), smalti all’acqua e solventi atossici che consentono una riduzione dei composti organici volatili di quasi il 95% rispetto alle tradizionali vernici. 

L’idea nasce osservando i banchi di frutta e verdura nei mercati, decine di cassette di legno buttate perché per legge non possono essere riutilizzate una seconda volta per contenere alimenti. 
Già in passato le cassette della frutta rinascevano a nuova vita, ripulite e modificate, per trasformarsi in oggetti d’arredo ma, con l’avvento delle grandi multinazionali che hanno introdotto linee di mobili low cost, questa abitudine sostenibile e consapevole è gradualmente scomparsa. 

I progettisti si sono quindi ispirati a questo approccio per creare oggetti capaci di rivoluzionare il concetto di spazio domestico, spiegandoci così la loro idea nei dettagli: «Il progetto “Join” nasce dalla volontà di creare riutilizzando materiali dal basso profilo commerciale o considerati alla fine del proprio ciclo di vita. Il prodotto si presenta come un “gioco in scatola”, in cui è l’utente finale che si rende protagonista montando l’oggetto desiderato e acquistato. 
Tutti gli oggetti sono quindi forniti smontati e ogni scatola, oltre ai moduli e ai pezzi speciali necessari, è corredata dalle relative spiegazioni di montaggio (aggregazione a incastro) e dalla filosofia di progetto.
Il principio è lo stesso che caratterizza i classici giochi da costruzione: semplici all’apparenza ma che racchiudono un grosso lavoro d’ideazione e sintesi. Si fonda su un’unica regola semplice e chiara, senza possibilità d’interpretazioni alternative: è esasperata l’universalità del singolo pezzo e le possibilità di incastro reciproco. 
La forma del singolo modulo da noi realizzato è sagomata in modo per poter essere aggregata (potenzialmente all’infinito) con altri moduli uguali senza l’ausilio di nessuno strumento tecnico; questo sistema a incastro diventa cosi la caratteristica stilistica predominante del prodotto finale». 

Loro forniscono il kit, voi ci mettete la fantasia. 



venerdì 7 settembre 2012

Google London: design cool!!!

Se il colosso americano Google è noto per le sue sedi a misura di dipendente – finora 70, sparsi in 40 paesi del mondo - i nuovi uffici di Londra sono in pole position per comodità e attenzione al comfort di chi lavora in ufficio. 


AREE RELAX PER I DIPENDENTI.

Situati nel palazzo St. Giles di Renzo Piano, nel cuore di Covent Garden, la nuova sede si distingue per gli ambienti di lavoro informali, con una totale continuità tra postazioni di lavoro e zone relax, arredate con divani, pouf e arredi colorati all'insegna della funzionalità e dell'ergonomia, con un occhio al design, a partire dal logo Google, che spesso campeggia su una parete. 


GREEN ROOF COLTIVATO

160.000 metri quadrati di ufficio, con uno scenografico tetto verde al nono e ultimo piano, dove i dipendenti possono coltivare piantine e colture varie, che a turno possono essere portate a casa e consumate, secondo una logica molto democratica. La vita all'aria aperta dei dipendenti prosegue sui balconi e le terrazze, sempre protetti da una fitta vegetazione per questioni di privacy e ombreggiamento. 


BANDITE LE SOSTANZE TOSSICHE

In gara per il LEED Platinum, la nuova sede – come le altre, d'altronde – presta una grande attenzione ai materiali degli arredi adottati: per assicurare ambienti di lavoro salubri per i dipendenti, Google ha infatti sottoscritto l'Healthy material program, con il quale l'azienda si impegna ad eliminare tutte le sostanze nocive che d'abitudine sono contenute nei materiali da costruzione, senza che prima venga valutato il loro reale impatto sulla salute dell'uomo. 


“IL MIGLIOR POSTO DI LAVORO AL MONDO”

Definiti dal quotidiano inglese The Indipendent come “il miglior posto di lavoro al mondo”, il nuovo ufficio londinese è già diventato un esempio di come anche le sedi di lavoro possano essere accoglienti e user friendly.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

giovedì 26 luglio 2012

Buone vacanze a tutti!



Buone vacanze a tutti!
Ci rivediamo a settembre
con nuove news interessanti di interior design!

;)

venerdì 20 luglio 2012

Chiesa in legno e ardesia

Realizzato in Virginia, il progetto punta a ricevere la certificazione LEED Silver.

Base d'addestramento dell'United States Marine Corps, Quantico - nello stato federale della Virginia – ha recentemente visto concludersi i lavori di costruzione della cappella Semper Fidelis, un luogo intimo e raccolto pensato appositamente per i familiari degli eroi e delle vittime di guerra statunitensi.

CONTINUITA' INTERNO-ESTERNO
Il progetto, realizzato dallo studio di architettura Fentress Architects, è ispirato ai concetti di purezza – formale e di materiali -, semplicità di design e serenità. L'idea è quella di riprodurre il formato della cappella da campo in pianta stabile, lasciando che interno ed esterno comunichino ed interagiscano tra loro. 


DESIGN SOBRIO PER FAMILIARI E AMICI.

La cappella – insignita lo stesso anno del primo premio dall'Interior International Design Association (IIDA) – è stata terminata nel 2009 e, spiegano i progettisti di Fentress Architects, vuole essere un luogo in grado di infondere fiducia nel futuro. All'interno pochi, sobri elementi: panche e leggii e un soffitto in legno di larici con travi a vista. Sulle ampie vetrate a tutta altezza sono stati impressi alcuni dei versi e dei motti dei Marine Corps, mentre l'involucro esterno e il tetto sono stati realizzati con ardesia. 


PROGETTATA PER IL LEED SILVER. 

Ultimo, importante aspetto considerato dagli architetti è stato quella della sostenibilità: lo studio Fentress Architects ha infatti gestito il progetto curando gli aspetti di efficienza e basso impatto ambientale, tanto che la Cappella aspira alla certificazione LEED Argento. Il progetto prevede un sistema geotermico e di climatizzazione sotto pavimento, mentre la scelta di rendere le pareti vetrate consente un abbattimento del carico energetico in orario diurno.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 13 luglio 2012

Design Experience 2012

Il mercato sta velocemente muovendosi verso una maggior coscienza ambientale e ilcorretto utilizzo dei materiali è il primo passo per una progettazione sostenibile. 


A questo tema molto attuale è dedicato il sesto appuntamento del ciclo “Design Experience 2012” organizzato da POLI.design – Consorzio del Politecnico di Milano e Florim Ceramiche SpA, dal titolo“Design Sostenibile - Arredi e materiali per limitare l'impronta ambientale”. 



Sabato 14 luglio, “Design Sostenibile”, interior design, materiali e ambiente. 
Nell'ambito dell'incontro“Design Sostenibile” che si svolge sabato 14 luglio, saranno analizzate le caratteristiche dei materiali da prediligere nell'arredamento degli interni, i materiali definiti sostenibili che invece non sono tali e i materiali apparentemente “antipatici” all'ambiente che possono invece essere apprezzati per le loro qualità. 



Durante il Workshop sarà possibile visionare ed esaminare materiali diversi con precise qualità legate alla percezione e alla sostenibilità allo scopo di individuarne l'utilizzo ottimale nella progettazione degli interni. Interverrà come docenteMassimo Duroni, bioarchitetto e docente corsi POLI.design. Programma e iscrizioni su www.florimdesignexperience.com 



Un ciclo di 10 appuntamenti con il design e la ricerca dedicati a settori in evoluzione Tutti i dieci incontri previsti nel 2012 saranno condotti da docenti specializzati di POLI.design e Politecnico di Milano che analizzeranno e approfondiranno aspetti particolarmente attuali dell’esperienza di ricerca e innovazione elaborata nell’ambito dei corsi di Alta Formazione Design Experience di POLI.design, di cui Florim Ceramiche SpA è Sponsor Accademico da diversi anni. 



I dieci Workshop sono dedicati ad altrettanti settori in trasformazione dell’interior design, sono gratuiti e rivolti a 35 architetti e progettisti. 



Appuntamento al Florim Flagship Store di Milano 
I Workshop Design Experience si svolgono ogni mese presso il Florim Flagship Store di Milano, in via Fatebenefratelli 9, spazio dedicato all’innovazione ceramica e alle novità dei brand del gruppo: Floorgres, Rex, Cerim, Casa Dolce Casa e Casamood.

[ Fonte: www.archiportale.com ]

venerdì 6 luglio 2012

Arredi di cartone: pro e contro



Facili da assemblare, trasportabili, personalizzati con colori, disegni ed intarsi. L’unico accorgimento: tenere lontani da fonti di calore ed acqua. 
Di che si tratta? Sono gli arredi di cartone, realizzati da un unico elemento piegato o da moduli componibili e/o uniti ad incastro. 
Un tempo si definivano, in tono dispregiativo, ‘arredi di cartone’ quei mobili di dubbia durabilità e qualità di materiali. Il cartone è un materiale ecosostenibile, di facile reperibilità, biodegradabile ed economico, ma conserva comunque molti limiti. 
Limiti a cui si contrappongono numerosi pregi, quali il design accattivante, il modico prezzo e, soprattutto, la logica essenziale con la quale si progettati e realizzano arredi e accessori (spesso dimenticata per quelli realizzati con materiali ben più nobili). 

La soluzione degli arredi di cartone appare ottima nel caso di allestimenti temporanei ed eventi fieristici. Sono allegri, economici, facilmente trasportabili e montabili. 
Diventano anche pezzi interessanti e insoliti per abitazioni e uffici: con poco sforzo e molto brio si arreda! 

Forse i nostri nonni non avrebbero creduto di potere archiviare libri e oggetti in librerie di cartone, di regolare un orologio o di sedere su fogli ondulati. 
La tecnica, la progettazione e l’innovazione tecnologica hanno portato a risultati sorprendenti per tantissimi materiali ed, in particolare, per il cartone. Sempre con la valigia in mano, in affitto o provvisori, gli arredi di cartone piacciono tantissimo ai giovani. 

Sono in commercio elementi separatori modulari che possono essere composti in altezza e larghezza. Farfalle, figure astratte o geometriche che dividono e caratterizzando gli ambienti abitativi o lavorativi. 

Il cartone ondulato a fisarmonica può svilupparsi per creare lampade, separè o banconi semplicemente fissati con magneti. 

Nel settore dell’illuminazione si è dato da sempre ampio spazio alla creatività: esempi sono la lampada realizzata con le bustine del thè, i moduli di carta e cartone piegati per filtrare la luce o l’essenziale scatola cubica di cartone da cui la luce fuoriesce dai tagli incisi che riproducono la forma stilizzata della lampada e della lampadina. In questa proposta il contenuto e il contenitore hanno pari valore: il packaging diventa il prodotto stesso, nella logica di riduzione dell’imballaggio e di ecosostenibilità. 

Sorprendente e ironica la collezione di Gilles Miller la cosiddetta ‘Cardboard Collection’ che offre una vasta gamma di prodotti in cartone a doppia onda: dai solidi tavolini con cassettini, armadi dal modico prezzo e dal design sofisticato ed elegante, fino all’orologio da terra o da tavolo. In questa collezione è lasciato il colore naturale da imballo e, negli arredi un po’ retrò, si evidenzia il motivo ondulato della sezione del materiale. 

Spesso davanti ad un oggetto o mobilio si pensa: ‘Sembra facile realizzarlo!’. Negli arredi di cartone gli incastri, i tagli, le forme e l’uso sono visibili e lineari, tanto da riuscire a riattivare i processi progettuali e l’inventiva di chi non ancora osato il ‘fai da te’. Si può partire da prototipi standard e riadattarli a seconda delle proprie esigenze. Si prende la classica scatola da imballaggio e si inizia a comporre, tagliare ed incastrare: se il risultato non fosse così funzionale o bello non si sarà speso nulla e si sarà impiegato il proprio tempo in un’ attività creativa!

venerdì 29 giugno 2012

Casa-studio tra innovazione e tradizione

L'architetto Marià Castelló ha scelto l'isola di Formentera per vivere e lavorare e dallo scorso anno Es Pujol de s'Era è sede della sua casa nonché del suo studio professionale. 

L'edificio è ubicato in un frammento estremamente rappresentativo del paesaggio interno dell'isola di Formentera caratterizzato da campi di grano e orzo, una piccola foresta di pini mediterranei, rosmarino, ginepro e muretti a secco su una topografia quasi piana. 

L'edificio è riparato dagli alberi e da un frammento di muretto a secco che determinano la dimensione, l'orientamento e l'altezza totale di una costruzione dalla geometria austera che ha analogie con la tradizione architettonica di Formentera. 

Un muro di pietra a secco tradizionale definisce le direttrici dell'allineamento nel territorio e diventa parte del prospetto nord dell'edificio. Una vecchia cappella determina, invece, l'asse longitudinale dell'intervento, come oggetto di riferimento e di dialogo costante dall'esterno e dall'interno. Un'architettura che cerca di contestualizzarsi relazionandosi con l'ambiente, ma evitando la mimesi. L'orientamento nord-sud dà luogo a una dualità che il progetto richiede e che la pianta sintetizza radicalmente, dividendo l'attività pubblica da quella privata. La zona settentrionale è la più esposta e ospita lo studio di architettura, mentre quella meridionale, di identiche dimensioni, è concepita come piccola casa-rifugio. 

Oltre a cercare la luce del sole, l'orientamento dell'edificio ha la volontà di rendere la piccola foresta di pino mediterraneo, rosmarino e ginepro, come un giardino nativo, che non richiede alcuna trasformazione o manutenzione e garantisce un elevato livello di privacy. 

Il volume è definito da un involucro in laterizio rivestito in cemento armato. L'interno è caratterizzato da pareti bianche, vetro e legno di iroko e da un arredo semplice e in armonia con il contesto.


venerdì 22 giugno 2012

Uffici ad alto rendimento energetico

E' opera dell'architetto francese Jean-Paul Viguier il progetto Ilot B, consegnato nel 2011 alla città di Bordeaux. 


INSERITO IN UN'AREA IN SVILUPPO

Realizzato in un quartiere urbano di recente sviluppo posto nella periferia del capoluogo aquitano, il complesso si inserisce nell'area di costruzione della Coeur Bastide, la residenza studentesca opera del progettista parigino Jerôme Sigwalt. 


PARCHEGGI SOTTO UN TAPPETO VERDE

La nuova struttura, principalmente destinata ad uso ufficio, si compone di quattro edifici di 4 piani ciascuno, collegati al livello del primo piano da un elemento unificatore a ponte. Il complesso, la cui superficie totale misura 12 000 m2, si estende su un tappeto verde, al di sotto del quale sono stati ricavati due livelli di parcheggio, così che le auto risultano nascoste alla vista. 


ASSICURARE LA VIVIBILITA' DEGLI UTENTI

Il progetto, principalmente destinato ad uso ufficio, presta particolare attenzione agli aspetti di vivibilità dei suoi inquilini, mettendo in atto una serie di accorgimenti in questo senso. Al quarto piano un'ampia terrazza offre una vista panoramica su Bordeaux e il fiume Garonna, mentre i balconi sulle facciate interne si affacciano sul giardino, garantendo un'atmosfera tranquilla, pur in un centro cittadino. 


FV INTEGRATO

Costato 19.000.000 euro, il progetto è stato certificato come THPE (Très Haute Performance Energétique: ad altissimo rendimento energetico). 
Tra gli interventi che hanno contribuito al raggiungimento della certificazione, l'inserimento di pannelli fotovoltaici a modo di occultazione solare, applicati su tutte le finestre poste sulle facciate meridionali. 

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 15 giugno 2012

Concorso architettura sostenibile per sole donne!


Ha preso il via ufficialmente la 4a edizione del Concorso Nazionale Architettura Sostenibile, ideato e promosso da ROS srl, l'ente fieristico Romano che organizza Expoedilizia

Il concorso è stato istituito per onorare la memoria di Raffaella Alibrandi, Amministratore Delegato Fiera di Roma. 

II concorso ha cadenza annuale ed è riservato esclusivamente a candidate di sesso femminile che presentino progetti elaborati come Tesi di Laurea o Dottorati di ricerca in data non antecedente al 1° gennaio 2009. 

Il concorso è suddiviso in due sezioni:
1. Progetti di recupero del patrimonio edilizio esistente 
2. Progetti rivolti alle nuove costruzioni a destinazione pubblica: ospedali, asili, scuole, centri sociali

La giuria premierà i due progetti migliori - uno per categoria - valutandone il contenuto creativo, tecnologico e di innovazione: alle due vincitrici verrà offerto un premio in denaro di 2.500 euro ciascuna e l'opportunità di effettuare uno stage, della durata di 6 mesi, presso prestigiosi studi progettazione. 

La cerimonia di premiazione si terrà nell'ambito della 5a edizione di Expoedilizia (Fiera Roma, 21 - 24 marzo 2013) e i due progetti vincitori verranno pubblicati su una prestigiosa rivista di architettura.



venerdì 8 giugno 2012

Festival Internazionale d'architettura a Perugia

Si sta svolgendo in questi giorni a Perugia  e ad Assisi ( dal 7 al 10 Giugno ) il Festival Internazionale di Architettura, ideato e diretto da Stefano Boeri e promosso dalla rivista “Abitare”. 

Il titolo dell’edizione di quest’anno “la città nella città” introduce all’approfondimento del tema degli insediamenti informali, favelas, quartieri spontanei, baraccopoli: uno sguardo su quegli insediamenti urbani che nascono dall’esigenza, ma che, in quanto non istituzionali o istituzionalizzabili, assumono forme di autogestione e autonomia all’interno e all’ombra delle città formali. 

Attraverso un approccio multidisciplinare nei confronti di ciò che è la città, il festival si propone di offrire una serie di spunti di riflessione, tra conferenze, workshop e mostre, in una tre giorni piena di appuntamenti che si svolgono in diversi luoghi, nelle due sedi deputate di Perugia e Assisi. Numerosi gli ospiti presenti, da Gae Aulenti, Li Hu, Boris Bernaskoni, a Peter Eisenman, Alejandro Aravena, Teddy Cruz, Cino Zucchi, Leopoldo Freyrie, Iwan Baan, Matias Echanove, 2A+P/A, Rem Koolhaas, Mirko Zardini, Richard Burdett, Cynthia Davidson, Pier Vittorio Aureli, Michael Maltzan, Saskia Sassen, Dario Fo e molti altri ancora. 

Il programma, molto vasto e articolato, comprende eventi sia di natura locale, come il laboratorio di festarch.lab, nato dalla collaborazione tra festArch e GATR (Giovani Architetti di Terni) e già sperimentato lo scorso anno; sia eventi che abbracciano il panorama internazionale, in particolare San Paulo Calling: progetto nato a gennaio che si propone di studiare le politiche di San Paolo in Brasile, per il territorio e per il diritto ad un ambiente sostenibile, in relazione con altre realtà mondiali come Mumbai, Medellin, Roma, Santiago e altre ancora. 

Tra le mostre verranno presentati inoltre i progetti e le realizzazioni nati attraverso il bando RI.U.SO. per rigenerazione urbana sostenibile; tra le letture e i seminari, verranno affrontate tematiche generali su cosa vuol dire “fare la città” oggi, momento storico che si va sempre più fortemente caratterizzando per la qualità ecologica e la sostenibilità (criteri attualmente discriminanti per qualsiasi operato); infine tre workshop: “la lettera architettonica”, “Happinessie Perugia: il mostro della felicità” e “Parasite Perugia Project”.






venerdì 1 giugno 2012

Diario di un Architetto



Quanto sono sostenibili le opere architettoniche delle Archistar contemporanee è una domanda che si pongono in molti al giorno d’oggi. 

Il giovane architetto Giordana Querceto ha voluto indagare sui temi dell’efficienza energetica, della sostenibilità economica, della compatibilità ambientale e su molti altri aspetti che avvolgono di un fascino particolare le cosiddette “macrourbanizzazioni”, focalizzando l’attenzione in paesi dell’estremo Oriente, in Australia e America Latina. 

Il perché, si comprende sfogliando il suo libro di viaggio ArchitecTour, un diario fatto di foto e interviste a personalità del mondo dell’Architettura che hanno concretamente realizzato progetti a scala urbana riuscendo a rispettare il costruito pre-esistente là dove era necessario e a non stravolgere l’ambiente circostante in altri casi. 

In ArchitecTour ritroviamo 11 interviste a 11 Architetti di fama mondiale, ciascuno con le proprie peculiarità, ciascuno che racconta un po’ di sé e un po’ delle proprie opere che considera più significative secondo il concetto della sostenibilità a 360°. 

In ogni intervista non mancano le descrizioni tecniche e le fotografie integrano perfettamente il tutto permettendo al lettore – tecnico o semplice appassionato di Architettura – di immedesimarsi in Giordana Querceto e ripercorrere quegli stessi luoghi che ha percorso lei provando almeno un po’ delle sue emozioni di fronte a opere a dir poco monumentali. 

Come mai si sono scelte le mete di ArchitecTour per scovare quei modelli virtuosi di Architettura e Urbanistica?
Perché, a detta dell’autrice, è nei luoghi da lei visitati che si riesce a ritrovare quel valore aggiunto, quella autenticità e quell’imponenza che non solo caratterizzano un opera per la sua funzionalità e bellezza, ma che la rendono unica eppure esemplare per chiunque. 
I tre grandi continenti visitati sono stati soggetti ad un evoluzione durante l’ultimo ventennio si è realizzata sia in ambito sociale quanto in ambito urbanistico: ciò che è evidente è la particolarissima fusione fra reale e virtuale in Architettura che solo nelle opere di eccellenza è possibile cogliere. 
ArchitecTour, con le sue 160 pagine a colori, cattura oltre che gli occhi anche la mente di chi lo sfoglia e fa riflettere su come effettivamente si possa conciliare la voglia di realizzare megastrutture sapendole letteralmente “incorniciare” con cura e sensibilità nei contesti più variegati: dalla caotica Pechino alle distese incontaminate del Cile. 
ArchitecTour è un itinerario attraente per coloro che abbiano voglia di inoltrarsi nel mondo dell’Architettura contemporanea con una consapevolezza approfondita della condizione del nostro pianeta, dando lo spunto per riflettere anche sull’avvenire delle nostre città. 
L’autrice Giordana Querceto si rivela Architetto ma anche un’esploratrice ed un’appassionata di scrittura, arte, archeologia. La sua formazione professionale, prima in Italia e poi a Barcellona le permette di aprirsi presto a quello che è il variegato mondo dell’Architettura contemporanea, e la sua sensibilità l’aiuta durante i suoi viaggi intorno al mondo a cogliere aspetti che riesce poi con le immagini fotografiche a rendere leggibili a tutti. Attualmente vive e lavora ad Amburgo.


venerdì 25 maggio 2012

Architettura in citta' ( Torino )


Torino rinnova l’appuntamento con il Festival “Architettura in città” che, dal prossimo mercoledì 30 maggio al 2 giugno 2012, ritornerà ad occupare l’area metropolitana del capoluogo piemontese. 

Spazi pubblici e privati daranno luogo ad un calendario di iniziative ricchissimo, che prevede mostre, incontri, convegni ed il coinvolgimento di scuole e università. 

L’evento, promosso dall’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino e dalla Fondazione OAT, si rivolge anche quest’anno a tutti coloro che abitano e vivono la città e il paesaggio, con l’obiettivo di avvicinare la popolazione ai temi dell’architettura e della pianificazione. 

Il Festival sarà articolato in nove aree tematiche, quali architettura e design, città e paesaggio, teatro e cinema, arte, musica e libri, con l’introduzione delle tre nuove aree educational, smart e radical per l’edizione 2012. 


Mercoledì 30 maggio alle ore 18.00 sarà inaugurato anche l’infopoint del Festival presso l’Archivio di Stato in Piazzetta Carlo Mollino e, nella stessa occasione, sarà aperta al pubblico la mostra “Radical City”, curata da Emanuele Piccardo, che rappresenta uno spazio tematico indipendente volto alla sperimentazione delle teorie espresse dall'Architettura Radicale italiana nel decennio 1963- 1973. 


Il Festival “Architettura in città” adotterà numerosi strumenti e linguaggi di comunicazione, da Facebook e Twitter della Fondazione OAT, al blog www.taomag.it, al canale YouTube, per informare sulle iniziative in tempo reale. 

L’iniziativa è inserita nell’ambito del calendario “Città visibili – Torino Smart Festival”, caratterizzato da una serie di incontri diffusi sul territorio di Torino, organizzati nelle 6 grandi cornici di riferimento calviniano, in corso da mercoledì 23 maggio fino al prossimo 5 giugno 2012.


venerdì 18 maggio 2012

Eco e design per camerette bambini

Progettare la cameretta per l’arrivo di un bambino può essere un’esperienza emozionante e allo stesso tempo travolgente. 


Caroline McCandlish, un’affermata designer americana specializzata in design d’interni ecosostenibili e accreditata con il titolo professionale LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), fa notare come dalla sua esperienza i neo genitori cerchino uno spazio bello e confortevole, sicuro e sano ma non sempre sanno da dove cominciare. 


I prodotti realizzati in materiali ecologici dedicati ai bambini sono sempre più numerosi e l’attenzione agli aspetti ambientali è in forte crescita anche tra chi non è appassionato di queste tematiche: i genitori infatti cercano l’alternativa più sana per i loro figli. 

McCandilish per iniziare consiglia di porre attenzione alle sostanze chimiche rilasciate dai materiali usati in edilizia e nella produzione degli elementi di arredo che possono incidere negativamente sulla qualità dell’aria nella casa. 


I MOBILI ED I VOC, COMPOSTI ORGANICI VOLATILI

L’acquisto di prodotti eco riduce al minimo l’esposizione a composti organici volatili, noti come VOC, sostanze tossiche che si disperdono nel tempo dovute all’uso di alcuni solventi in fase di produzione come ad esempio la formaldeide. Questo composto può essere emesso dai mobili in truciolato e compensato, soprattutto quando sono nuovi, nella tappezzeria, nelle vernici e nei materiali edili come le schiume isolanti. Per essere sicuri bisogna far riferimento ad etichette relative al basso o zero VOC, cioè a basso contenuto di solventi. Se per il legno massiccio le emissioni di VOC sono praticamente assenti per le altre tipologie di legno così come per le vernici e le tapezzerie è infatti consigliata la presenza di questi marchi. In aggiunta si può far affidamento ai prodotti etichettati Ecolabel, il marchio europeo di qualità ecologica mentre l’etichetta FSC, Forest Stewardship Council, certifica che il legno utilizzato è stato responsabilmente raccolto. 


I TESSUTI

Per i tessuti è preferibile scegliere fibre naturali come il cotone, la lana, il lino mentre per i pavimenti il bambù: naturalmente meglio se ottenute senza l’utilizzo di pesticidi ed erbicidi. 


INVESTIMENTI E COSTI

Il costo di questi prodotti biologici si è abbassato nel corso degli ultimi anni e può rappresentare un limite facilmente superabile da una buona pianificazione. McCandlish suggerisce di focalizzare le attenzioni e gli investimenti eco sui componenti maggiormente utilizzati come la culla e il fasciatoio piuttosto che su un grande numero di giocattoli e vestiti che hanno un tempo di utilizzo molto più breve. Se si vuole risparmiare però sarà sufficiente utilizzare una vernice zero COV per dare nuova luce alla stanza. Inoltre, i mobili usati per più di due anni hanno già emesso la gran parte delle sostanze nocive quindi largo spazio al riuso, magari creativo, realizzando una nuova finitura superficiale sempre con vernici a zero COV. 

La culla è quindi l’elemento più importante in cui investire perché i bambini vi trascorrono molto tempo. L’ideale sarebbe acquistarne una realizzata senza vernici tossiche, senza parti staccabili e facilmente ingeribili dal bambino e che possa in seguito essere trasformata in lettino in modo da renderla un investimento a lungo termine. 



ALTRI CONSIGLI UTILI 

Aprire spesso le finestre per un buon ricircolo dell’aria e utilizzare lampade led possono essere ulteriori azioni per migliorare la qualità dell’aria e l’ecocompatibilità della cameretta. L’insieme di questi accorgimenti può tutelare in modo efficace i bambini che, essendo in fase di sviluppo, sono molto più vulnerabili agli effetti negativi sulla salute dei composti organici. Fortunatamente le persone sono sempre più responsabili e consapevoli riguardo queste tematiche, soprattutto quando si tratta dei loro figli: in questo modo anche le aziende per venire incontro al cliente sono obbligate a porre una sempre maggiore attenzione a queste problematiche.

[ Fonte: The Washington Post - Tratto da www.architetturaecosostenibile.it ]

venerdì 11 maggio 2012

Design a picco sull'Oceano Pacifico!

Affacciata su una delle più belle spiagge di Jalisco, nella parte occidentale del Messico, sorge Casa Almare progettata dallo studio Elías Rizo Arquitectos. 

Questa residenza si sviluppa un ripido pendio a picco sull'Oceano Pacifico, con una vista mozzafiato della baia di Banderas. 

La casa, composta da 4 livelli fra i quali si distribuiscono le camere da letto e gli spazio più 'pubblici', ha un costante contatto visivo con il mare

 L'accesso avviene attraverso due cancelli, uno in legno che chiude completamente la vista verso l'interno e un altro in rete metallica che permette di apprezzare dall'esterno della casa la vista mozzafiato sull'oceano. 

Entrando si attraversa un 'ponte' di collegamento delle due parti della casa (divise da un patio) che termina in un mirador a sbalzo sul mare. 

La passerella è messa in evidenza da uno specchio d'acqua e dalle aiuole ai suoi bordi che creano un percorso di transizione tra l'esterno e la terrazza d'ingresso. 

Oltre a 3 box auto, cantina, lavanderia con patio e una sala computer, la casa ha al primo e secondo piano due 'master suite', ognuna con terrazza privata, una piccola piscina, spogliatoio, bagno, e doppio affaccio, sul patio interno e sul mare.

venerdì 4 maggio 2012

La qualità del design che aiuta i pazienti


A Boston un ambulatorio con facciata in laterizio e giardino interno in stile zen Ad Albany Street, nel cuore di Boston, è in corso un'opera di riqualificazione dell'intero vicinato ad opera del Boston Medical Center. 
L'obiettivo finale è quello di realizzare un grande campus ospedaliero. 


AMBULATORIO DI NOVE PIANI

Una prima parte dei lavori è, però, già stata portata a termine. Progettato dagli architetti dello studio di architettura statunitense TK&A e terminato nel marzo 2011, un ambulatorio di nove piani sorge già all'inizio di Albany Street, primo di una serie di cliniche collegate. L'edificio sorge sul sito del primo complesso ospedaliero della città, fondato a metà '800 per “aiutare i più poveri”. 


LA QUALITÀ DEGLI AMBIENTI AIUTA I PAZIENTI

Oggi il motto dell'ambulatorio non è cambiato e ancora l'obiettivo è quello di “curare eccezionalmente bene, senza eccezioni”. In questo senso, gli operatori del Boston Medical Center sono convinti che l'ambiente e l'architettura possano rivestire un ruolo importante e contribuire alla guarigione e all'umore del paziente. I progettisti di TK&A hanno trasferito le richieste nel progetto, dando vita a una struttura luminosa, accogliente e a misura di individuo. 


MATERIALI “TERAPEUTICI”

L'ambulatorio si caratterizza per la facciata esterna, realizzata con pannelli in laterizio, che oltre a richiamare i mattoni rossi tipici degli edifici di Boston, proteggono gli interni dal rischio di surriscaldamento durante i mesi estivi. Gli architetti hanno poi effettuato uno studio accurato sui materiali, scegliendoli anche in base al loro effetto tranquillizzante: da cui la scelta del legno chiaro e della pietra naturale. Infine, per garantire una continuità tra interno ed esterno, anche per i pazienti costretti a lunghe degenze in ambulatorio, è stato creato un giardino in bambù in puro stile nipponico.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]


venerdì 20 aprile 2012

Un hotel inedito per l'Italia

Inaugurato il 16 aprile a Milano il NU Hotel. Un Art Hotel di proprietà dell’imprenditore Massimo Gao e il cui progetto è firmato dagli architetti Nisi Magnoni e Sabrina Gallini.

NU Hotel è un progetto unico: 38 camere che ruotano intorno ad un grande cavedio che seziona verticalmente l’intera struttura per 6 piani.
Soluzione inedita in Italia, consentita in deroga alle norme vigenti in termini di edilizia che impongono solette e coperture ogni due piani. Alla base del progetto, la volontà di realizzare un Art hotel ricco di soluzioni innovative e sartoriali in ogni suo elemento: dai letti sospesi, agli armadi svuotati delle ante, dalle sedute in pelle alle planimetrie irregolari delle camere. Contrasti materici forti tra l’esterno e l’interno: porte di legno carbonizzato, ferro crudo e pareti in cemento bocciardato che si armonizzano col candore e la leggerezza delle camere.

Uno stile in parte noto a Milano, grazie ai ristoranti giapponesi di proprietà della famiglia Gao, primo fra tutti il NU Pure Asian Cuisine, precursore dodici anni fa di una scelta stilistica basata sul binomio design italiano/ristorazione giapponese.

Siamo fieri di quanto abbiamo realizzato” - afferma Massimo Gao. “Con questo progetto, la mia famiglia ed io vogliamo portare il marchio NU in un mercato nuovo insieme a tutti i valori che il nostro brand ha sempre rappresentato: qualità, stile, devozione, genuinità”.

Al sesto piano, sulla terrazza, il Nu Italian Restaurant con la sua proposta di Contemporary Food. Una gemma trasparente di vetrate e centinaia di lampade che creano un cielo stellato, degno completamento di un’opera d’arte.

[ Fonte: ufficio stampa NU Hotel - Tratto da www.archiportale.com ]