venerdì 28 settembre 2012

L'architettura ai giovani! FEST ARCH LAB di Terni

Dal FestArch di Perugia, al FestarchLAB di Terni, il passo è breve: un’estate durante la quale gli organizzatori, che fanno parte del gruppo GAtr Giovani Architetti Terni, hanno messo a punto il programma dei workshop e delle conferenze di questo festival, che nasce dalla collaborazione con Stefano Boeri, ideatore di FestArch, e la rivista Abitare. 

Se nel festival tenutosi a Perugia lo scorso giugno, il titolo era “la città nella città”, il tema del FestArchLAB ne può essere in qualche modo considerato un approfondimento progettuale e pratico, focalizzandosi sull’aspetto dello spazio pubblico nella città. 

Come obiettivo principale infatti, il festival si propone di “stimolare la comunità verso la riappropriazione anche identitaria dei suoi luoghi”. 
Risalta quindi la forte volontà di ritrovare quell’interconnessione tra l’architettura, la città e i suoi abitanti, argomento che spesso accende i dibattiti degli ultimi anni, in cui si fa sempre più attenzione alla partecipazione attiva e all’interdisciplinarità dell’architettura. 

Durante il festival, che si terrà dal 24 al 30 settembre 2012 a Terni, si svolgeranno diversi workshop gratuiti, con la possibilità di alloggiare negli spazi messi a disposizione dal comune. Tutti i workshop affronteranno il tema dello spazio pubblico partendo da un’ottica partecipativa: i gruppi romani Orizzontale e Superfluo, in due workshop distinti, applicheranno allo spazio pubblico metodi di autocostruzione, e con l’utilizzo di materiali di scarto proporranno sedute smontabili, o con pallet, come a ricreare dei veri e propri salotti cittadini.
Un giovane gruppo di Torino, i Marasma Design, sperimenterà invece le possibilità ciclabili della città, attraverso un workshop su due ruote all’interno del quale si identificheranno le potenziali linee di flussi percorribili in bicicletta che verranno poi elaborate progettualmente. L’ingegnere Simone Scaccetti proporrà un azione mirata a promuovere con metodi partecipativi la realizzazione di orti urbani nell’area di un ex-lanificio, zona particolarmente carica di significato, per il valore industriale della città, ma anche per la sua natura agricola e contadina, precedente all’industrializzazione. 

Un respiro ancora più ampio verrà dal gruppo dei 72hoursUrbanAction che, operando in ambito internazionale, porteranno a Terni un workshop che prevede l’ideazione e la costruzione in soli 3 giorni di una struttura temporanea in uno spazio pubblico, tramite un format già sperimentato a Stoccarda nel 2012 e a Bat Yam nel 2010. 

Di questo festival ciò che colpisce è anche la presenza massiccia di gruppi di giovani architetti, e anche la natura partecipativa fa parte di un approccio nuovo, per certi versi coraggioso, all’architettura, che i giovani stanno appunto sperimentando per la prima volta in maniera diffusa, in Italia come all’estero.



venerdì 21 settembre 2012

Il piacere di recuperare una cascina

Situato nella località di Nibbiano su di un’area agricola che digrada verso la sponda sinistra del fiume Tidone, Casa Maloni è una cascina tipica del territorio appenninico piacentino, oggetto di un intervento di recupero a cura dello Studio Sonia Calzoni. 

Il progetto è stato selezionato come terzo classificato per il Premio Nazionale di Bioarchitettura Costruire nel Costruito/Recuperare l’Esistente 2011, organizzato da Bioarchitettura® e dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/ARCH. 
La cerimonia ufficiale si terrà il prossimo 28 settembre a Roma. 

Casa Maloni è una struttura complessa, caratterizzata da un organismo stratificato, a causa dei diversi ampliamenti che la cascina ha subito nel tempo per adattarsi al contesto agricolo nel quale è stata realizzata. 

L’intervento di recupero di Sonia Calzoni è stato orientato essenzialmente alla conservazione dei materiali tipici del luogo e alla continuità strutturale del sistema costruttivo. 
Il progetto ha interessato innanzitutto il vecchio fienile, per il quale è stata mantenuta la struttura portante in mattoni, nonché la copertura in coppi; le campate sono state, invece, chiuse con pannelli in cristallo e acciaio con il risultato di una scatola trasparente. 

Per quanto riguarda la ristrutturazione del corpo più grande, sono stati ricavati due livelli , di cui il piano terra è destinato alla giorno, che comprende anche il porticato antistante, il piano superiore alla zona notte. Esternamente sono state ripristinate le parti in pietra, rivestendo i nuovi elementi di tamponamento con doghe in legno naturale giustapposte in senso longitudinale. 

L’orientamento dell’intervento al risparmio energetico ha comportato la realizzazione di muratura ad ampio spessore e copertura ventilata munita di pannelli solari per l’approvvigionamento di acqua calda. La ventilazione è stata migliorata mediante lo studio attento al posizionamento di nuove aperture in facciata. 

Dopo aver analizzato 63 progetti la giuria del Premio Nazionale di Bioarchitettura, composta da Carlo Albertini presidente LegnoFinestraItalia, Paolo Buzzetti presidente ANCE, Rob Krier, Wittfrida Mitterer direttore della rivista Bioarchitettura e Giuseppe Vallifuoco presidente IN/ARCH Sardegna, ha assegnato i tre premi per la qualità degli interventi: 

1°Premio: progetto Zenale Building Renovation a Milano dell’arch. Filippo Taidelli 
2° Premio: progetto Fabbrica Nuova a Murano dell’arch. Massimo Gin 
3°Premio: progetto Borgo Agricolo Val Tidone a Piacenza dell’arch. Sonia Calzoni.

[ Fonte: www.archiportale.com

venerdì 14 settembre 2012

JOIN: Un’idea di design ecosostenibile

Sembra un gioco in scatola, di quelli che i bambini usano per realizzare tutto ciò che la loro fantasia suggerisce. 

E forse è proprio lo spirito del gioco quello che ci guida quando abbiamo voglia di rinnovare l’arredamento della nostra casa: togliere, aggiungere, spostare oggetti e mobili, con ironia e divertendosi. 

E perché non farlo con Join

Un’idea ecosostenibile nata da un gruppo di giovani architetti lombardi del Politecnico di Milano, Daniele Piazzola, Stefano Nodari e Stefano Lamorte, appartenenti al gruppo DSquadro. 


Questo originale e innovativo sistema modulare, permette di realizzare complementi e arredi per mezzo di un gioco d’incastri in modo libero, flessibile, economico, personalizzabile ed ecologico. 
Si, perché Join è totalmente “green”, utilizza legno di scarto OSB (Oriented Strand Board) o MDF (Medium Density Fiberboard), smalti all’acqua e solventi atossici che consentono una riduzione dei composti organici volatili di quasi il 95% rispetto alle tradizionali vernici. 

L’idea nasce osservando i banchi di frutta e verdura nei mercati, decine di cassette di legno buttate perché per legge non possono essere riutilizzate una seconda volta per contenere alimenti. 
Già in passato le cassette della frutta rinascevano a nuova vita, ripulite e modificate, per trasformarsi in oggetti d’arredo ma, con l’avvento delle grandi multinazionali che hanno introdotto linee di mobili low cost, questa abitudine sostenibile e consapevole è gradualmente scomparsa. 

I progettisti si sono quindi ispirati a questo approccio per creare oggetti capaci di rivoluzionare il concetto di spazio domestico, spiegandoci così la loro idea nei dettagli: «Il progetto “Join” nasce dalla volontà di creare riutilizzando materiali dal basso profilo commerciale o considerati alla fine del proprio ciclo di vita. Il prodotto si presenta come un “gioco in scatola”, in cui è l’utente finale che si rende protagonista montando l’oggetto desiderato e acquistato. 
Tutti gli oggetti sono quindi forniti smontati e ogni scatola, oltre ai moduli e ai pezzi speciali necessari, è corredata dalle relative spiegazioni di montaggio (aggregazione a incastro) e dalla filosofia di progetto.
Il principio è lo stesso che caratterizza i classici giochi da costruzione: semplici all’apparenza ma che racchiudono un grosso lavoro d’ideazione e sintesi. Si fonda su un’unica regola semplice e chiara, senza possibilità d’interpretazioni alternative: è esasperata l’universalità del singolo pezzo e le possibilità di incastro reciproco. 
La forma del singolo modulo da noi realizzato è sagomata in modo per poter essere aggregata (potenzialmente all’infinito) con altri moduli uguali senza l’ausilio di nessuno strumento tecnico; questo sistema a incastro diventa cosi la caratteristica stilistica predominante del prodotto finale». 

Loro forniscono il kit, voi ci mettete la fantasia. 



venerdì 7 settembre 2012

Google London: design cool!!!

Se il colosso americano Google è noto per le sue sedi a misura di dipendente – finora 70, sparsi in 40 paesi del mondo - i nuovi uffici di Londra sono in pole position per comodità e attenzione al comfort di chi lavora in ufficio. 


AREE RELAX PER I DIPENDENTI.

Situati nel palazzo St. Giles di Renzo Piano, nel cuore di Covent Garden, la nuova sede si distingue per gli ambienti di lavoro informali, con una totale continuità tra postazioni di lavoro e zone relax, arredate con divani, pouf e arredi colorati all'insegna della funzionalità e dell'ergonomia, con un occhio al design, a partire dal logo Google, che spesso campeggia su una parete. 


GREEN ROOF COLTIVATO

160.000 metri quadrati di ufficio, con uno scenografico tetto verde al nono e ultimo piano, dove i dipendenti possono coltivare piantine e colture varie, che a turno possono essere portate a casa e consumate, secondo una logica molto democratica. La vita all'aria aperta dei dipendenti prosegue sui balconi e le terrazze, sempre protetti da una fitta vegetazione per questioni di privacy e ombreggiamento. 


BANDITE LE SOSTANZE TOSSICHE

In gara per il LEED Platinum, la nuova sede – come le altre, d'altronde – presta una grande attenzione ai materiali degli arredi adottati: per assicurare ambienti di lavoro salubri per i dipendenti, Google ha infatti sottoscritto l'Healthy material program, con il quale l'azienda si impegna ad eliminare tutte le sostanze nocive che d'abitudine sono contenute nei materiali da costruzione, senza che prima venga valutato il loro reale impatto sulla salute dell'uomo. 


“IL MIGLIOR POSTO DI LAVORO AL MONDO”

Definiti dal quotidiano inglese The Indipendent come “il miglior posto di lavoro al mondo”, il nuovo ufficio londinese è già diventato un esempio di come anche le sedi di lavoro possano essere accoglienti e user friendly.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]