venerdì 30 novembre 2012

Ti reinvento gli spazi di una ex chiesa!

Il God's loftstory, progettato dallo studio LKSVDD, è un'esempio originale e forse un po' spiazzante di restauro di un edificio religioso, nello specifico la vecchia chiesa evangelica riformata di Hengelo, in Olanda. 

L'idea alla base di questo intervento è molto semplice e allo stesso tempo molto nordica: liberare la mente dai dogmatismi e cercare di riconoscere e utilizzare lo spazio per quello che è, convertendolo a una nuova funzione e prendendosi la libertà di giocare un po' con le "sovrastrutture" legate alla sua storia. I progettisti si uniscono ai proprietari in un invito: "nutrite il vostro bambino interiore, rimanete puri, giocate, esplorate e siate anche un po' cattivi!" 

Il risultato in effetti ha più di un passaggio difficile da immaginare in un paese come il nostro, dove ancora c'è chi si interroga se Pippi Calzelunghe sia o meno un buon esempio da far vedere ai bambini. 
Le differenze di sensibilità rispetto ai paesi nordici sono ancora evidenti e, come per la piccola protagonista dalle trecce rosse, la censura della morale e del quieto vivere limiterebbero probabilmente le soluzioni più provocatorie e ironiche. 

Analizzando senza preconcetti l'architettura si può notare come essa sia stata trattata invece con il massimo rispetto, preservandone non solo la sopravivenza con un attento restauro ma soprattutto cogliendone il valore spaziale. 

E 'stata una scelta consapevole infatti quella non frazionare lo spazio ma di minimizzare le esigenze in modo da mantenere l'ampiezza della costruzione. Le uniche aggiunte architettoniche sono il soppalco per la stanza relax (camera da letto, salottino e bagno) e la scala multifunzione, definita "Stairway to have fun", che è allo tesso tempo scala, divisorio, ripostiglio, barriera acustica, libreria e parte della cucina ad incasso). 
I materiali utilizzati sono puri, sobri, funzionali e, cosa piuttosto importante, economici: cemento grigio chiaro per i pavimenti (quelli originali in legno della chiesa sono stati riutilizzati come rivestimento della "scala per divertirsi"); acciaio inox per la cucina; vetro per alcuni divisori interni; stucco bianco (per avvolgere tutto nella luce) e una strategica scelta di pochi accenti rossi. 

Questo progetto dimostra grande passione, rispetto e amore... per la Creatività, che è lasciata libera di esprimersi con molto senso dell'umorismo. 
Questo porta a bizzarie come la "porta del cielo", l'ingresso incornicaiato da una tappezzeria di angeli custodi, la " scala per divertirsi ", la" merda santa "sul water, le nicchie con lampade e strani uccelli "che hanno visto la luce" o le "pecorelle smarrite " di legno in giardino. Una casa in cui vivere o un'istallazione d'arte contemporanea, voi cosa ne pensate?






venerdì 23 novembre 2012

Ecodesign: quando gli oggetti riprendono vita

Se gli oggetti potessero parlare, sicuramente racconterebbero storie meravigliose. Ciò sarebbe decuplicato nel caso dei manufatti realizzati artigianalmente da Ecodesign Eureka, laboratorio artistico che, con intenti etici e sociali, si occupa di dare nuova vita ad oggetti e materiali di recupero, reinventandone le forme, gli usi e le decorazioni, nella più pura accezione dell’eco-design. 


LE ORIGINI DEL PROGETTO

Ecodesign Eureka è nato dal progetto di Eleonora Pimponi e Francesco Medori, ed intende reimmettere in circolazione oggetti d’uso comune, trasformandoli e reinventandone gli usi: l’obiettivo è in primo luogo etico, consentendo agli oggetti stessi di essere reintegrati nel ciclo vitale continuo, adeguandosi alle trasformazioni che la nostra società contemporanea impone, per non restarne tagliati fuori e potersi dunque adattare alle differenti necessità mutevoli nel tempo. 
Lo scopo non è solo quello di poter recuperare oggetti logori o che a causa dell’usura dovrebbero essere gettati via, ma di ripensare alla loro funzione in maniera alternativa, e di riconvertirli in modo del tutto originale, grazie ad un valore aggiunto che è dato concretamente dalla lavorazione che passa per le mani dell’artigiano e che realizza un manufatto unico ed irripetibile. 
In questo modo, tramite il laboratorio artistico artigianale viene realizzata una vera e propria operazione di up cycling, con cui al prodotto di scarto viene dato un valore maggiore grazie alle lavorazioni subite. 


GLI OGGETTI

Ciascun oggetto è realizzato con originalità ed unicità, adatto per arredare con gusto e creatività il proprio appartamento o il proprio studio, ma anche appropriato per idee regalo nuove, singolari e al di fuori dal comune. Inoltre, sebbene il processo di lavorazione possa essere in alcuni casi particolari lungo e laborioso, è bene precisare che i prezzi sono contenuti. Dai complementi d’arredo all’oggettistica per la casa, numerosi sono i prodotti realizzati, tutti molto originali, ispirati in parte al ReadyMade: quello che originariamente era un portapane può diventare, cambiando orientamento e con nuove decorazioni, un caratteristico portariviste; traendo spunto dalla “Ruota di bicicletta” di Marcel Duchamp, una ruota di bicicletta può diventare una piantana, in cui materiali plastici e metallici si integrano perfettamente; petali realizzati in fil di ferro e resina divengono elementi decorativi per la lampada Fiore, in cui sono presenti tutti i principi di eco sostenibilità; quello che inizialmente era un telefono può divenire una lampada da tavolo originalissima. Visita il sito Ecodesign Eureka per guardare altri esempi e scegliere il tuo oggetto. 


LA SFIDA

Eleonora e Francesco hanno deciso di cogliere la sfida e trasformare la propria passione in lavoro, con la piena certezza che l’anima etica e sostenibile del progetto non potrà deluderli, e potrà così gratificarli in primo luogo sotto il profilo dell’impatto ambientale e artistico. 
Lo sviluppo sostenibile indica lo sviluppo che permetta alle generazioni presenti di soddisfare i propri bisogni, senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri. I giovani artisti di questo progetto ci stanno provando pienamente, e noi di Architettura Ecosostenibile condividiamo la loro filosofia.



venerdì 16 novembre 2012

A Varsavia c'é la casa più stretta del mondo

Con una larghezza massima di 1,5 metri, l'abitazione racchiude mini bagno, cucina e camera da letto

“E' estremamente compatta, ma dentro ha tutto quello che serve”. 
Così il regista e scrittore israeliano Etgar Keret descrive la sua mini abitazione, la “Keret House”. 


TUTTO IN VERTICALE
Si tratta di un progetto ambizioso: riuscire a ricavare in uno spazio verticale tra due edifici preesistenti una casa per uno, con tutto il necessaire per vivere comodamente, senza rinunciare al design. Sotto la regia dell'architetto polacco Jakub Szczesn “Keret House” racchiude su tre piani cucina, bagno e camera da letto, con una larghezza massima di 1,5 metri. 


ALL'INTERNO DEL GHETTO EBRAICO
Quella che è già stata ribattezzata come “la casa più stretta del mondo” si situa all'interno del Ghetto ebraico di Varsavia e, dietro alla stranezza del progetto, racchiude un valore simbolico più alto. Il proprietario desiderava, infatti, possedere un piccolo spazio all'interno del Ghetto, in memoria dei suoi familiari, vittime dell'Olocausto e strappati a forza dalle loro abitazioni. 


PARETI BIANCHE E PARQUET CHIARO. 
All'interno, l'abitazione riesce a non risultare angusta, nonostante le dimensioni siano effettivamente al limite della vivibilità. Ad aumentare l'effetto di ariosità contribuiscono i colori – pareti dipinte di bianco e pavimento in parquet chiaro – e l'arredo essenziale e di design, con tocchi di colore a vivacizzare gli interni. Inaugurata da meno di una settimana, l'abitazione sta già attirando le curiosità di designers e passanti, increduli di fronte al progetto.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]